Camille Delannoy: “Lo Strapless per me è libertà”

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A 17 anni il rider francese Camille Delannoy è entrato nel 2016 nel team internazionale F-One ed è una delle giovani promesse dello Strapless. Allievo di Mitu Monteiro, vive tra Brasile, Capoverde e l’Europa e mentre ancora gioca e si diverte sogna di essere un giorno il migliore.

Il kitesurf è uno sport di velocità e non solo perché in acqua si plana come fulmini. Ma perché è una disciplina sportiva che brucia le tappe: il tempo di scoprirla quando sei ancora adolescente e se fai le cose per bene puoi ritrovarti a essere tra i migliori al mondo nel giro di una stagione. Basta vedere le gare attuali: sono piene di giovani, ragazzi e ragazze di 15-16 anni motivati soprattutto a giocare e divertirsi, ma anche a fare sul serio se serve a mettere una coppa in bacheca o un titolo prestigioso nel proprio kitebag.

L’importante è farsi notare ed entrare presto in una squadra top come ha fatto Camille Delannoy che a soli 17 anni lo scorso anno è entrato nel mitico team internazionale di F-One. Francese, nato da una famiglia di medici con la passione per gli sport, Camille si è trasferito con i genitori in Brasile alcuni anni fa e laggiù ha scoperto il kitesurf. Dopo un incidente al ginocchio, dal twintip è passato al surfino e oggi è una delle grandi promesse dello Strapless. Il suo talento è cristallino e il suo maestro, Mitu Monteiro, lo segue da vicino pronto a supportarlo e a guidarlo in una delle discipline più tecniche e spettacolari del kiteboarding.

Lui Camille, è felice naturalmente di fare ciò che gli piace, viaggiare, conoscere nuovi spot, cercare di migliorare ed essere competitivo sui campi di gara senza tuttavia tralasciare lo studio. Un equilibrio difficile tra il divertirsi e le responsabilità di essere un futuro campione che però non lo spaventa affatto, anzi.

– Camille, come ha fatto un ex sciatore e appassionato di montagna come te a innamorarsi del mare?

In realtà ho sempre desiderato praticare il kiteboarding fin da quando avevo 8 anni. All’epoca andavo già sul windsurf ma quello che veramente volevo era andare in kite. Quando avevo 12 anni i miei genitori si sono trasferiti in Brasile, dove vivo tutt’ora. Ho iniziato a praticare il kitesurf qui e da quel momento in poi non ho più messo piede su una tavola da windsurf.

 

– Vieni da una famiglia di sportivi e tu stesso hai praticato diversi sport prima del kitesurf, dallo sci al wake al windsurf. Cos’è che ti piace davvero di questa disciplina?

La mia famiglia intera pratica diversi sport. ho cominciato a sciare quando avevo 3 anni: potevo a stento camminare ma con gli sci ero già pronto. Quello che piace davvero degli sport acquatici è che devi rimanere sempre piuttosto concentrato in quello che stai facendo altrimenti possono diventare pericolosi. Poi devi pensare solo a quello che stai facendo al momento e anche questo mi piace proprio. Infine in tutti questi tipi di sport senti un senso di libertà che puoi trovare solo qui.

– Ormai passi la gran parte dell’anno nel Nord del Brasile. Ti piace vivere laggiù? Come sono le tue giornate? Hai amici?

Vivo qui ormai da 6 anni. La mia vita quaggiù è abbastanza essenziale, ma anche fantastica. Mi sveglio, faccio colazione, studio (già devo anche studiare), entro in acqua, faccio un po’ di palestra, mangio e ripeto questa routine ogni giorno. C’è una differenza enorme tra la cultura europea e quella brasiliana, ma ho molti amici qui, sia brasiliani che stranieri e molti di loro sono kiter come me.

– Hai scelto la disciplina Strapless nel momento del suo massimo boom. È una coincidenza o semplicemente la preferisci rispetto al Freestyle o al Big Air o al Kite Park?

Quando ho iniziato a praticare il kitesurf utilizzavo soltanto la tavola twintip. Poi nel momento in cui ho cominciato ad eseguire qualche passaggio di barra mi sono infortunato in maniera abbastanza seria il ginocchio. Così la sola cosa che potevo fare era utilizzare il surfino e dedicarmi allo Strapless. Da quel momento in poi non ho più utilizzato la bidirezionale. Il Freestyle anche mi piace, ma credo che il senso di libertà che si respira nello Strapless sia molto meglio. Questo naturalmente è solo il mio punto di vista.

David Ingiosi

Leggi il seguito dell’intervista sul #17 numero di Kitesoul Magazine:

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